Papa Francesco ha aperto la 77ª assemblea generale della Conferenza episcopale italiana nel pomeriggio di ieri, lunedì 22 maggio, nell’Aula nuova del Sinodo in Vaticano. «In ascolto di ciò che lo Spirito dice alle Chiese. Passi verso il discernimento» è il tema dei lavori che si concluderanno giovedì 25.
L’incontro è iniziato con la preghiera introduttiva e un saluto del cardinale presidente Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna. È seguito «un momento di dialogo franco e largo» — come l’ha definito lo stesso porporato nell’introduzione ai lavori di questa mattina, ringraziando Francesco per il «dono» della «sua parola e la sua presenza» — tra il Pontefice e i presuli. Ad ognuno di loro il Papa ha poi fatto dono del libro Fratellino, che racconta la vita del migrante guineano Ibrahima Balde, trascritta dal poeta spagnolo Amets Arzallus Antia.
Il volume — edito in Italia da Feltrinelli e al quale Francesco ha fatto già riferimento in diverse occasioni raccomandandone la lettura — è la storia di Ibrahima, nato in un piccolo villaggio dell’interno della Guinea, che si mette alla ricerca del fratello piccolo, partito con l’intenzione di raggiungere l’Europa e mai arrivatoci. Ibrahima intraprende un viaggio comune a migliaia di migranti e profughi vivendo la paura, lo sfruttamento, la fame e la sete, il traffico di esseri umani, le torture in Libia, la traversata e i respingimenti in mare, la morte. Il giovane ha raccontato questa sua storia ad Amets Arzallus Antia: non era infatti in grado né di leggere né scrivere.
Parlando dell’incontro con Francesco in un intervento a Tv2000, l’arcivescovo Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei, lo ha definito «importante perché a contatto con i problemi del Paese e della Chiesa».
«Il Papa ha sottolineato l’urgenza di un nuovo slancio di evangelizzazione che passa attraverso una testimonianza credibile» ha aggiunto il presule, per il quale le parole del Pontefice sono state un incoraggiamento «a proseguire su questa strada che trova nel cammino sinodale un alveo privilegiato di confronto e lavoro». Quella di oggi, ha concluso il segretario generale della Cei, è stata «un’esortazione ad imparare a sentire con il cuore i bisogni dell’uomo che grida e chiede aiuto».