L’Arca del Signore era una cassa di legno di acacia che custodiva un vaso d’oro contenente la manna, la verga di Aronne e le Tavole della Legge. Aveva accompagnato il popolo ebreo nel deserto, come segno visibile della presenza di Dio, fino alla Terra Promessa. Una volta consolidato il suo regno, il Re Davide, come ci ricorda la prima lettura della Messa della Vigilia, l’aveva voluta in mezzo al suo popolo, in una tenda costruita appositamente, per essere in seguito custodita nel Tempio, e scomparire con le diverse distruzioni dello stesso.

Questa «arca del Signore» il popolo cristiano l’ha identificata in Maria. Giustamente! Chi «arca di Dio» più di lei che aveva conservato nel grembo non i segni della presenza di Dio, ma Dio stesso, come aveva profeticamente gridato a Gesù la donna entusiasta: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!»?

La donna vestita di sole

Il popolo cristiano, oltre al segno dell’Arca che aveva portato la presenza di Dio nella polvere del deserto e nella fatica e nelle insidie del viaggio, ha identificato Maria anche nel segno grandioso della donna vestita di sole della misteriosa visione dell’Apocalisse: «una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle».

Queste due immagini, l’Arca e la donna vestita di sole, cioè la Madonna, sono uno stimolo potente per la nostra fede e la certezza per la nostra speranza.
«Grembo di Dio», Maria ha fatto scendere il cielo sulla terra. «Donna vestita di sole», assunta in cielo corpo e anima, ha fatto salire la terra in cielo, diventando la testimonianza che la morte è vinta e che anche noi risorgeremo; nostro traguardo, speranza che ci chiama a guardare in alto, e ci dà la forza di farlo.

Il cielo sulla terra

Questa operazione grandiosa e misteriosa di Maria nel portare il cielo sulla terra e la terra in cielo può renderci partecipi? Possiamo contribuire anche noi nonostante le nostre piccolezze e debolezze? Siamo capaci e attrezzati per cose così grandi? Sì, perché questa operazione si realizza con gesti piccoli, umili, semplici: andando a trovare Elisabetta. Dice il Vangelo: «In quei giorni», cioè quando si concretizzava la presenza di Dio nel suo grembo, e il cielo scendeva sulla terra, Maria non fece azioni strabilianti, ma si alzò e andò in fretta a dare il suo saluto e il suo aiuto a Elisabetta.

Nostra Signora «affrettata»

Dare questa importanza alla visita di Maria alla parente può sembrare un’esagerazione devozionale. Non è così per Papa Francesco, che nella recente Giornata Mondiale della Gioventù, a Fatima, nel discorso “a braccio” dopo la recita del Rosario con i giovani ammalati, ha richiamato e rilanciato con forza il senso di questo piccolo gesto carità: «Quando ha saputo che sua cugina Elisabetta era incinta, Maria è uscita in fretta, correndo, con questa ansia di aiutare. Questa Vergine che esce in fretta, “Nostra signora affrettata”, si affretta per venire ad aiutarci, si affretta perché è madre. E così accompagna la vita di Gesù e non si nasconde dopo la Risurrezione. Accompagna i discepoli, insieme allo Spirito Santo accompagna la Chiesa che crescerà dopo la Pentecoste. “Nostra Signora affrettata” che accompagna, non è mai protagonista: prima accoglie, e poi indica Gesù». Maria nella sua vita – ha sintetizzato il Papa – non ha fatto altro che indicare Gesù: «Fate quello che lui vi dirà: seguite Gesù».
“Seguite Gesù” con i piccoli gesti concreti da compiere in fretta e generosamente, perché essi ci inseriscono in questa grandiosa operazione di portare con Maria il cielo sulla terra e la terra in cielo.