Nacque a Tropea il 3 gennaio 1901. Morì, a 68 anni, il 29 giugno 1969. Nel 1930 fondò la Famiglia degli oblati e delle oblate del Sacro Cuore. Il 5 aprile 2024 ricorreranno i 100 anni della sua ordinazione sacerdotale. In vista di quella ricorrenza, il 10 ottobre scorso si è aperto l’anno giubilare mottoliano. La sua costante attenzione verso i “nujiu” (i nessuno), gli ultimi del mondo

Il beato don Francesco Mottola è stato “un vero gigante della fede, un combattente, anzi un allenatore, un esempio anche per molte generazioni di sacerdoti che, ispirandosi a lui, hanno provato ad imitarne la fede e le gesta”. Il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, monsignor Attilio Nostro ha voluto indire un anno giubilare sacerdotale diocesano dedicato al sacerdote calabrese, fondatore della Famiglia Oblata del Sacro Cuore. L’avvio dell’anno mottoliniano nella concattedrale di Tropea dove riposano le spoglie mortali del beato.

A presiedere la celebrazione monsignor Nostro che ha voluto ricordare che quando la gente andava da don Francesco Mottola “cercava e vedeva in lui un sacerdote consacrato totalmente a Dio, al prossimo e alla Chiesa: che la gente trovi questo, quando verrà a trovare noi”, ha detto durante la liturgia alla quale hanno partecipato i sacerdoti diocesani e i membri dei tre rami della Famiglia Oblata. Avvalendosi del passo evangelico di Marta e Maria, il presule ha sottolineato che “… una sola cosa è necessaria: la relazione, l’amicizia con Dio: la ricchezza più grande che noi possiamo inseguire, ottenere e custodire. Tutte le altre cose passeranno. Questa è l’unica cosa definitiva, per cui valga la pena di vivere ed eventualmente anche di morire, perché la porteremo con noi nella Pasqua della vita eterna”. Parte integrante della liturgia, anche alcune delle composizioni musicali di Vincenzo Laganà dedicate al Beato, eseguite dal Coro polifonico diretto dallo stesso Maestro.

I sacerdoti Oblati, le Oblate e gli Oblati laici del Sacro Cuore (guidati rispettivamente da don Francesco Sicari, Liliana Vita e Giuseppe Gabrielli) sono le tre articolazioni della famiglia, costituita dal sacerdote tropeano, proclamato Beato da papa Francesco il 10 ottobre 2021 proprio a Tropea. Una data che segna la ripartenza di un cammino, che i tra rami intendono percorrere l’uno accanto all’altro, come segno di unità nella Chiesa. Lo hanno ribadito i Fratelli maggiori dei tre Istituti facendosi inoltre portavoce del fermento e dell’interesse che si registrano attorno alla figura del Beato, nell’incontro a Corello di Gasponi (VV) che ha preceduto l’apertura dell’Anno Giubilare nel corso del quale le Oblate e gli Oblati, hanno anche il compito di accompagnare, con i sacerdoti, la “peregrinato” di una reliquia di Don Mottola nelle parrocchie della diocesi.

Espressione naturale dell’amore oblativo fu, in Don Mottola, la costante attenzione verso i “nujiu” (i nessuno), gli ultimi del mondo: nelle Case della Carità accolse anziani, bambini, poveri e disabili. Da “certosino della strada”, nel sacerdote tropeano coabitavano la contemplazione e l’azione. Sebbene colpito da una emiparesi destra all’età di 41 anni, continuò l’attività di confessore e direttore spirituale fino alla morte, sopraggiunta nel 1969.

Notevole è la sua produzione letteraria. La rivista da lui fondata, “Parva Favilla” quest’anno celebra 90 anni di attività. L’Anno Giubilare Sacerdotale Mottoliano culminerà il prossimo 5 aprile, con le ordinazioni presbiterali fissate esattamente cento anni dopo l’ordinazione sacerdotale di Don Mottola.