La volontà di Dio è la gioia” (1Tess 5,16-18) e gli atteggiamenti richiesti nel tempo forte della Quaresima contribuiscono a ravvivare o a riattivare questa libertà evangelica, la gioia vera e duratura: il dono più grande della nostra vita…Non ho mai sentito un predicatore che dicesse, come Paolo: “il Signore vuole  che tu sia lieto…”. La volontà di Dio, secondo certe concezioni, riguarderebbe quasi esclusivamente l’accettazione della sofferenza.

“Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto siate lieti” (Fil 4,4). La gioia è ciò che tiene, ciò che prende consistenza, allorché tutto il resto svanisce. Se la chiesa smarrisce la gioia, vuol dire che ha perso tutto. Allorché la Chiesa non testimonia più la felicità di avere Cristo come Sposo, vuol dire che l’amore è morto, o almeno agonizzante.

Allora non può più amare neppure gli uomini (come infatti capita oggi). O li ama di un amore triste: che è tutto, meno che amore. Il cristiano che ha perso la gioia, deve domandarsi seriamente se per caso ha perso Cristo, non ha smarrito il senso della propria vocazione.

E’ chiaro che bisogna fornire delle valide e profonde motivazioni. Paolo quando dice di essere nella gioia-consolazione e invita ad essere lieti si trova non in gloria, come potremmo pensare, ma sappiamo benissimo come la sua vita apostolica fosse avvolta da persecuzioni, contrasti, opposizioni violente, polemiche roventi; addirittura bastonate, lapidazioni, catene, prigionie, malattie…

Per Paolo (e lo suggerisce anche per ogni cristiano) la gioia viene da Cristo, dal vivere in, con, per Cristo, dal suo amore per la Chiesa, dalla ricerca del bene comune, dallo scegliere ciò che giova e non tanto e non solo ciò che piace: rallegratevi nel Signore, o a causa del Signore.

Dobbiamo sentirci gioiosi perché amati dal Signore, nonostante le nostre infedeltà. Ma è importante coltivare l’esperienza di fede che siamo un mucchio di limiti sui quali il Signore riversa la sua misericordia. Lui sta e vuole raccontare sempre la sua storia d’amore sulla nostra storia. Io mi sento un peccatore come tutti (pubblicano), eppure provo la gioia indicibile di essere un peccatore perdonato, accolto dal Signore nonostante non mi ritrovi troppo presentabile. Ma il nostro Dio (evangelizzato da Cristo) è onnipotente perché ama divinamente non gli diamo mai fastidio. E contemplando in questo tempo forte della Quaresima, questo amore misericordioso, fedele, personale, dovremmo coltivare un cuore più contrito, umile, desideroso di bene verso tutti, grato