• Dio è un amore che non teme la contraddizione e l’inimicizia
  • Dio ha un amore che vuol condividere tutto gratuitamente e fedelmente
  • La croce e il dono che il Padre e il Figlio nello Spirito ci fanno per la nostra salvezza.

La vera onnipotenza di Dio consiste nell’amore misericordioso, nella sua fedeltà e nella sua capacità di abbassarsi e farsi uno di noi (Fil 2), prendendo su di se i nostri mali e giustificandoci e liberandoci gratuitamente e riconciliandoci a se (e perciò con il nostro io più profondo) ogni volta che ne abbiamo bisogno e aderiamo a Lui…

Croce, infatti, vuol dire =lotta contro il male (orgoglio e arroganza e infatti Dio si abbassa) e amore per tutti gli uomini che vuole salvare e redimere: ad ognuno che gli si accosta lo salva (ladrone).

Modo di manifestarsi di Dio paradossale e misterioso, ma anche comprensibile. Se è la violenza l’arroganza il potere quello che ha crea i mali nel mondo (ingiustizie, soprusi, emarginazioni, schiavitù…), Cristo non poteva manifestare una vita nuova, una sapienza, una salvezza opposta alla logica del mondo. Dio sfida le nostre incomprensioni per essere fedele a sé stesso, perché non può essere secondo la nostra immagine per essere fedele a se stesso per essere fedele alla sua logica di amare.

I sapienti increduli pensano che il cristianesimo è una religione della Croce perché è una religione che mortifica l’uomo; Dio vuole mortificare l’uomo in maniera pesante ed insopportabile. Perché in fondo, la persona incredula, è portato a pensare e dire: Dio è il limite dell’uomo e vuole solo mortificarlo nella gioia e libertà.

Al contrario, in realtà e un nugolo di santi lo confermano, Dio con la Parola e con la sua venuta tra noi (mistero dell’Incarnazione), non solo ci insegna, ma ci dona l’energia per  dire dei no, in modo che riusciamo a dire di sì ai valori che ci rendono veramente realizzati. Il Dio della Croce è il Dio che vuole salvare l’uomo. Il Dio che dice all’uomo: il tuo male è il peccato; lo chiama per nome il male dell’uomo e dona la forza per liberarsi e ritrovare la comunione con Dio e perciò con i fratelli. Non è Dio che incatena l’uomo; anzi lui discende dal cielo, si fa uno di noi, si incarna, si abbassa per poterci riconciliare e ricondurci alla comunione, alla libertà vera, alla pace profonda e duratura. Al contrario è l’uomo che emargina Dio e si ritrova, allora, schiavo e poi nella sua fragilità paradossalmente se la prende con Dio

Il mistero della Croce fa vedere Dio misterioso lontano da noi dalla nostra logica diverso da noi ma non ambiguo: misterioso non perché ambiguo, incomprensibile, assurdo, ma perché, pur nella vicenda umana del morire in croce per amore degli uomini, Egli si rivela non come è l’uomo (che ha smarrito l’immagine di Dio), ma, all’opposto, rivelando il vero volto di Dio e perciò dell’uomo; e per questo ci salva.

Infatti il Centurione uomo semplice, contemplandolo morire in quel modo perdonando anche chi lo insultava e i crocifissori, grida: “veramente quest’uomo era il figlio di Dio” è questa la meraviglia dell’intelligenza che conduce alla fede; l’altra e la sapienza della ragione che conduce all’ incredulità.

Dobbiamo riflettere in che modo, concretamente, l’amore di Cristo sulla croce può aiutare l’uomo d’oggi a trovare la strada del suo vivere e del suo amare. Esso è un amore di misericordia, che scusa e perdona, che non vuole distruggere il nemico, ma semmai l’inimicizia (cfr. Ef 2, 16). Geremia, il più vicino tra gli uomini al Cristo della Passione, prega Dio dicendo: “Possa io vedere la tua vendetta su di loro” (Ger 11, 20).

Gesú invece va molto oltre nella rivelazione della salvezza voluta da Dio e muore dicendo: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34). È proprio di questa misericordia e capacità di perdono che abbiamo bisogno oggi, per non scivolare sempre più nel baratro di una violenza globalizzata. L’Apostolo scriveva ai Colossesi: “Rivestitevi, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti (alla lettera: di viscere!) di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza, sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi” (Col 3, 12-13).