Erano giorni duri quelli!… Quando solo ai cittadini romani era concesso un qualche diritto. Pertanto quanto successo a Cristo non era l’eccezione ma la regola. Uccidere e torturare chi non poteva più difendersi faceva parte della festa. Se si infieriva ci guadagnava lo spettacolo. 

Essere sconfitti in battaglia o condannati per reati rendeva le persone carne in vendita, cioè schiavi, con ormai due soli obiettivi: essere utili come forza lavoro o per far divertire. Erano gli schiavi che coltivavano i campi. che remavano nelle navi, che scavano nelle cave di sale e che costruivano i monumenti giunti fino a noi, oppure quei prigionieri erano graditi divertimenti nelle arene, in balia di guerrieri forti o di belve.

La via Appia non di rado era una sfilata di croci, usata come patibolo all’aperto per fare paura. Spartaco docet. Ma questo non avveniva solo all’epoca dei romani, molto secoli dopo le cronache narrano dell’arte dell’impalamento, dove l’abilità del boia permetteva di mantenere il disgraziato infilzato vivo per giorni. E l’inumanità dei nostri lager? eppure risalgono solo a qualche decennio fa’. Per non parlare delle guerre in corso e che la TV ci mostra ogni giorno, che sia Gaza o Ucraina, l’Afghanistan o la Libia,  il Myanmar,  la Nigeria etc 

Perché rammento questo, perché trovo che il racconto della passione di Cristo sia truccato, edulcorato dall’affetto dei fedeli. Non fu una morte diversa da tante altre. Per i primi cristiani quella morte era salvifica, e su questo Paolo è esplicito. Pertanto il soffermarsi su alcuni particolari creava suspense e “migliorava” il racconto. Rispondeva e risponde al principio che quando scorre il sangue l’interesse aumenta.

Inoltre sottolineo il fatto che ognuno di noi sa di dover morire. E sa anche che “quando si muore si muore soli” come canta Fabrizio De André: forse in un letto di ospedale, forse sull’asfalto di una strada, o nel letto di casa… poco cambia. 

Ma Cristo non muore solo. E’ vero che lo abbandonano tutti, e che persino il Padre si nasconde. Ma la sua convinzione che un Padre l’attende non l’abbandona e così ci insegna a vivere. E’ un vero uomo che crede, e questa si chiama FEDE.

Ma  le sue non sono solo parole, non è solo un insegnamento, Lui è conscio di star rovesciando l’ordine naturale delle cose, di star aprendoci la porta verso “un altrove. 

E di questo gli evangelisti ne rendono testimonianza quando  gli pongono in bocca la confessione che se avesse voluto i suoi angeli potevano far saltare l’evento della sua morte, cioè ci raccontano che non fu una morte casuale. Lo stava facendo per noi.