Permettetemi un introibo strano. Ha la parola Cristo: «Ragazzi, dobbiamo abbandonare la Giudea e ritornare in Galilea attraversando la Samaria. Andiamo…». Brontola subito Pietro: «Teh pareva! Proprio la Samaria… Abbiamo metà sacerdoti e leviti che dopo la parabola del Buon samaritano ci guardano in cagnesco, e adesso, anziché pensare come riguadagnarci un po’ di stima della gente del Tempio andiamo in Samaria. Lui è già là che cammina frettolosamente come di solito accade quando pensa di combinare qualcosa che non capiamo».
Ho dato agli apostoli il nomignolo di “ragazzi”
Questo invece ne inventava una al giorno. Anzi una ogni altra notte. Infatti l’altra sera i “ragazzi” erano andati su, dove di solito pregava, perché volevano qualche spiegazione degli ultimi giorni. Non era piaciuta molto la frase: «Ve ne volete andare anche voi?». Pietro, Tommaso, Andrea, brontolavano ma gli volevano molto bene e avevano piantato lavoro e casa per amore suo. Era giusto che si domandassero se avevano fatto bene. Il guaio è stato che anziché dare risposte, Cristo aveva moltiplicato i dubbi. «Sapete cosa vi dico? Smettete di chiamarlo onnipotente, creatore e signore del cielo e della terra. Da ora in avanti chiamatelo Padre». E sotto la notte stellata ha fatto dire a loro una preghiera bellissima. È vero: bellissima, ma con i Salmi cosa e come c’entrava? Sembrava divertirsi a fare sempre il contrario. Quelli che se ne intendono direbbero: aveva trent’anni, ma in realtà era rimasto adolescente. Più sopra avevo anticipato che le idee di Cristo, certamente lasciavano un po’ sconvolti i “ragazzi”. Se fino a ieri a Pietro e C, bastavano i dieci comandamenti, oggi non dovevano bastare più né Mosè né Zaccaria.
Anche la Maria di Lazzaro valeva, nel nuovo vocabolario delle parole di Cristo, almeno come loro.
Piccolo silenzio. «Da noi stanno parlando di un Messia che se verrà ci annuncerà ogni cosa. Non mi dire che sei tu e che sei più grande di Giacobbe. Se ho capito bene le arie del Profeta le hai tutte. Non mi hai mai visto e già sai tutto di me…». Gesù aveva anche capito che i samaritani aspettavano un messia “davidico”, un re appartenente alla stirpe di Davide, una specie di Mosè due, grande conoscitore della legge. E qui Cristo vuole chiarire: «Si, è vero che aspettate un “Taheb”. Io però non parlo di ritorni e di luoghi che conoscete, ma di un’ora in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità, non più su questo monte o a Gerusalemme». Nel frattempo arrivano i discepoli con le vivande. Già era un periodo di novità intense, ma questa andava un po’ oltre. Attraversare mezza Palestina per incontrare la donna con cinque uomini, della quale tutta la città parlava, era ancora più incomprensibile. Rimasero meravigliati che parlasse con quella donna. Nessuno però ebbe il coraggio di dire «Che vuoi da lei?». Oppure: «Perché parli con lei? Come mai tanta simpatia per le donne strane». La donna intanto abbandonò la sua giara e andò in città a dire alla gente «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto, ciò che ho fatto, che ha un’acqua viva, che se la bevi non avrai più sete, perché l’acqua stessa diverrà sorgente che zampilla verso la vita eterna».
Questo brano è tra i più intensi del Vangelo di Giovanni.
Questo Cristo inaugura un nuovo metodo di evangelizzazione: dal tempio alla strada e sono almeno tre i momenti e i luoghi che hanno raccolto quello che non era stato seminato: il monte delle Beatitudini, la sala della cena, questo pozzo dell’acqua viva. Nella interpretazione del quarto evangelista la gente che è rimasta più affascinata non è stata certamente quella “che andava in chiesa”. E non è rimasta affascinata per la circoncisione, i comandamenti, i filatteri, il Santo dei Santi, la festa dei tabernacoli, ma dal seminatore che gode della mietitura gratuita. Però la frase che vorrei affascinasse voi, come sono stato affascinato io, vorrei fosse: «I samaritani lo pregarono di rimanere presso di loro… ma furono ancora più numerosi coloro che credettero per la sua parola». Questi ultimi vorrei fossimo noi… perché abbiamo sostituito la PAROLA, alle liturgie, alle cerimonie e alle abitudini. Finisco con Tonino Bello : «Dice di un uomo che di notte passa sotto le mura di una città e chiede alla sentinella quanto manca all’alba… “Resta poco… le prime luci stanno già indorando l’orizzonte…”». Ragazzi… resta poco. Voi siete e sarete i figli dell’alba e dell’acqua viva!