La folla voleva fare “re” Gesù dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci. E Gesù si ritira, da solo, sul monte, a pregare. I discepoli restano sulla riva del mare, comincia a scendere la sera. Gesù tarda ad arrivare. Forse Gesù non arriverà proprio…Come per il dialogo con Nicodemo, anche qui c’è un dislivello/una lontananza: quella dell’alto (il monte dove c’è Gesù) e quella del basso (il livello del mare).
Ma in questo episodio i discepoli sanno – proprio grazie al segno dei pani e dei pesci – che Dio è Provvidenza, e soprattutto che Dio è vicino al suo popolo. E lo sarà ancora di più quando Gesù dirà di se stesso, più avanti, sempre nel Vangelo di Giovanni, “Io sono il pane della vita”. Un pane che anche oggi ci garantisce e ci fa sentire la sua presenza, quell’ “Io sono per sempre con voi” che è l’Eucaristia.
Ritornando al brano di oggi, i discepoli, non vedendo arrivare Gesù, decidono comunque di mettersi in mare, di prendere il largo, di ritornare a casa, alla loro cara Cafarnao, dopo una giornata intensa. MA… il mare si agita per il vento. Non possono neanche alzare la vela e devono andare giù di remi. Fanno solo poche miglia e il buio della notte può far smarrire la rotta. Quante avversità in un solo momento! Benedetto buio che toglie le nostre certezze, benedetto mare agitato che ci rende inquieti, benedetto vento forte che scuote la nostra vita personale e fraterna… benedetto remare e lavorare che forse non porta a nessun risultato e ci fa sentire tanta fatica. Ci fa sentire che abbiamo bisogno di Dio. E Dio vede, scende e ci raggiunge! «Sono io, non abbiate paura» (Gv 6,21).
Signore, vieni, e attraversa per me e per noi il mare, la notte, il vento, la fatica. Vieni e fa’ che ti riconosciamo. Entra nelle nostre vite, e nelle nostre comunità. Tu hai cura di noi. Ti stiamo a CUORE. Se ci sei tu, non abbiamo paura delle avversità. E tutto si rasserena. Maestro, entra nella “barca” della nostra vita, realtà, comunità,rimani con noi e noi con te. Amen.
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