Luigia Dyrjava
(n. Ronzina di Canale (GO) 31/05/1927 e nata in cielo 23/01/2004)
Chi l’avvicinava restava colpito dalla sua serenità, semplicità, discrezione, sensibilità e dalla tanta bontà. Originaria della Slovenia, viveva insieme con la sorella, anche lei ancilla, a Gorizia in una casa semplice ma sempre disponibile per chi ne avesse bisogno. Ed ha mantenuto sempre un bel rapporto con tutti. La sua vita è stata provata dalla sofferenza fisica, ma di questo ha saputo farne un dono: tutto ha offerto per i Sacerdoti. Era innamorata dell’Eucarestia, pregava tanto ed amava tanto. Fino a quando le forze fisiche le hanno permesso di uscire di casa, andava ogni giorno in chiesa per la S Messa e la visita eucaristica e ogni giovedì si recava presso la chiesa dei Padri Cappuccini per partecipare all’Adorazione Eucaristica per le vocazioni di speciale consacrazione. Dopo la morte della sorella Maria, è stata ospitata nella casa di riposo tenuta dalle Suore Vincenziane, sempre a Gorizia, e qui stava tanto tempo a pregare in cappella. Suor Immacolata, una suora infermiera della casa di riposo, ha dichiarato: “ Il mio pensiero va molto lontano , agli anni 1970…frequentavo la loro casa per il mio servizio. In quel piccolo appartamento quanto bene è stato fatto per i Sacerdoti. Ammiravo la loro carità: veglie di preghiera, aiuto spirituale e materiale per i Sacerdoti, per i poveri, per le missioni. Luigina era sempre serena, silenziosa, aveva un sorriso per tutti. Per noi che l’abbiamo conosciuta è stata veramente una grazia. (Nella casa di cura) la sua stanza era vicina alla cappella; lei passava più tempo in cappella che in stanza. .. Poi nel 1999 un primo ictus e da allora la sua salute è andata via via peggiorando per un susseguirsi di patologie. Soffriva molto ma sopportava tutto serenamente. Diceva : Gesù vede tutto”.). Dopo un lungo periodo di ricovero in ospedale, è stata trasferita a Villa S. Giusto, un ospedale per lungodegenti ove è poi deceduta . E la suora che l’ ha assistita negli ultimi giorni ha detto che è morta sorridendo e con un viso raggiante. Nell’omelia del funerale il celebrante ha dichiarato di ricordarla sempre in preghiera, seduta spesso al primo banco e di essere stato colpito dal suo atteggiamento silenzioso e profondo, un atteggiamento di amore. (“Ancilla Domini” giugno 2004 n. 5, p 21 e seg)