Piergiovanna Nardis
(n. San Demetrio ne’ Vestini (AQ) 31/08/1945 e nata in cielo 23/05/2001)
“Ancilla umile e sorridente, realizzò la propria vocazione nella sofferenza”: così don Furio Gauss, nella circolare “Ancilla Domini” del giugno 2001 (n.5, p 11 /14), ha sintetizzato la vita di Piergiovanna. Era un’insegnante e nel tempo libero si dedicava insieme con la madre all’apostolato stampa sia a Roma che in Abruzzo durante le vacanze e divenne pure fedele aiutante di suor Eulogia nella segreteria degli Istituti aggregati affidati a Don Lamera. Ma la sua esperienza spirituale è ancor più ricca e degna di nota. Essendosi sua madre da giovanissima affidata nella direzione spirituale a don Timoteo Giaccardo ed appartenendo i suoi genitori all’istituto “Santa Famiglia”, Piergiovanna ha potuto rivolgersi sia a don Timoteo Giaccardo che a don Stefano Lamera nei momenti forti della vita sua e dei suoi familiari. E fa riflettere che proprio il giorno in cui don Giaccardo fu proclamato Beato, nel 1989, Piergiovanna iniziò il suo cammino nell’Associazione “Ancilla Domini”. Don Lamera le spiegò come fare: “Tu ti trovi in una situazione ideale per farti santa. Benedici il Signore. La Madonna viveva nella sua casa esercitando la fede e affrontando le difficoltà quotidiane. Ma la Madonna non aveva malati in casa. Tu invece vivi in casa con i tuoi genitori malati, in una situazione altro che quella di una claustrale. Coraggio. Tutto per Gesù. Se tutto offri, con amore e per amore, quanti sacerdoti potrai salvare. Quante nuove vocazioni autentiche susciterai nella Chiesa. Non ti intristire, ma porta la tua Croce dietro i passi di Gesù. Anzi, direi, che la croce Gesù te l’ha messa più nel cuore che sulle spalle”. E Piergiovanna realizzò questo programma di vita. Negli ultimi anni, molto malata e condizionata da esami clinici, cure, terapie, nell’ospedale in cui era degente, riuscì a procurare migliaia di firme per la petizione al Parlamento italiano ai fini del ripristino della festa civile di San Giuseppe. E dopo la morte di don Lamera ha intrattenuto una corrispondenza epistolare con don Furio Gauss che a sua volta ha ritenuto prezioso renderne note alcune pagine: “Rifletto quotidianamente su delle certezze stupende ed esaltanti, per far in modo di rendermene conto: un’ancilla continua per il Sacerdote l’opera della Madonna per Gesù. Sotto le “specie“ del Sacerdote c’è Gesù…Il solo pensare che un’ancilla è mamma di un numero di figli Sacerdoti incalcolabile come le stelle del cielo, come i granelli di sabbia del deserto, mi fa venire le vertigini. Veramente si realizza anche per un’ancilla la promessa fatta da Dio ad Abramo…E’ mamma di figli Sacerdoti viventi, di figli Sacerdoti già defunti e di figli Sacerdoti che verranno. Perché continuerà a generare anche dopo la sua morte per l’offerta costante della sua vita, fino alla fine del mondo. E’ questa la mia certezza (26/12/1997)…. Ho pregato e continuo a pregare tutti i giorni per le Ancille viventi, venture e defunte. Chiedo al Signore che ne mandi tante e sante. Che ogni Sacerdote abbia accanto a sé un’ancilla che, silenziosa mamma, sorella e figlia dello stesso figlio, fratello e padre, sia per il Sacerdote quale Maria per Gesù. Che ci sia almeno un’ancilla per ogni Sacerdote… Ho pregato e prego perché ci siano ancille che aiutino i Sacerdoti ammalati o soli negli ospedali, case di cura o di riposo, lontani dalle loro parrocchie e che li prendano con sé per tutto il periodo della loro convalescenza, fin quando ritorneranno alle loro parrocchie (18/09/1998)… Gesù nasce, cresce e vive in ogni Sacerdote. Ogni sacerdote è Gesù che si è rivestito del corpo del Sacerdote. Che ci parla con la sua bocca, che ci ascolta con le sue orecchie, che ci benedice con le sue mani, che viene verso di noi usando i suoi piedi, che ci ama col suo cuore. Questa convinzione mi dà tanta serenità, tanta gioia, tanta sicurezza. Ogni volta che vedo un Sacerdote, maternamente lo benedico e invoco per lui, dal Signore, la Sua benedizione. Ogni volta che ne incontro uno per strada, silenziosamente lo benedico, perché sia perseverante, vinca le tentazioni e si faccia santo (16/12/1998)… Porto sempre nel cuore i Sacerdoti giovani o anziani, viventi o defunti, o quelli da venire. Sono i miei figlioli e non posso dimenticarli (06/01/1999)… Io credo fermamente che don Alberione ci ha volute con tutto il cuore, con tutta l’a ima, con tutta la mente, con tutte le sue forze. Egli, obbediente, ha accolto l’ispirazione della nostra istituzione. Nel suo assenso, nel suo “sì” alla realizzazione delle “Ancillae Domini” c’è stato il nostro concepimento nella Famiglia Paolina e nella Chiesa così com’è avvenuto con Maria Santissima: nel momento del suo “sì” Gesù è stato concepito per l’umanità… Non si può negare una paternità né si può negare una figliolanza solo perché alla nascita del figlio il papà era già morto… Io penso che paternità e figliolanza coincidano con il momento del concepimento. Noi siamo state desiderate e concepite da don Alberione in una funzione ben precisa: uguali e distinte dalle Pie Discepole… (10/09/2000)”.