Lain Flora Fedora

(n. Varese26/02/1927 e nata al cielo 29/04/2001)

 

Flora Fedora Lain è un esempio di madre sacerdotale intrepida e generosa che tanto ha amato sofferto ed offerto. La sua vita è sintetizzata da lei stessa: di seguito stralci dalla sua corrispondenza. “Avevo frequentato in città la scuola di propaganda della G.F. di A.C. pronta per la propaganda in tutta la zona. Con l’inizio delle ACLI a soli vent’anni ero delegata provinciale, e così camminai per tutta la provincia fino a un convegno nazionale a Roma ove fummo ricevute in udienza dal Santo Padre, Pio XII” (21/01/1991), “il quale, in udienza privata, mi invitò a lasciare la politica e a dedicarmi alle familiari del Clero. In cuor mio accettai e dissi di sì. Così poi nel 1950 Don Lamera mi accolse come figlia spirituale e portò avanti l’ideale delle mamme sacerdotali come vero Padre spirituale. Il primo figlio Sacerdote da me aiutato in corde Jesu è stato Don Alberione in occasione della sua malattia. Don Lamera mi telefonava a Varese e da parte di Dio gli risposi che non poteva morire poiché gli offrivo 15 anni del mio vivere. Così è stato ancora in vita e così è stata la mia prima offerta di vita sacerdotale. Ora ho capito perché toccava a me offrire per lui; anche se le Ancillae non erano organizzate, già erano vive nel pensiero di Dio e nel cuore di Maria, Madre di Gesù” (05/01/1996). Nel 1987 si trasferì ad Arona : “In pratica qui resto utile a Padre Giulio Cappuccino: 1) a pro del Suo vivere qui sono stata da Dio condotta ov’ero destinata dal 1980 e ove sono poi approdata nel 1987 con l’aiuto e la guida di Fratel Borrello; 2) a pro di mio fratello Don Narciso: siamo un giardino varesino qui trapiantato da Dio… Quanto alla salute è accertato trattarsi di una forma leucemica cronica e lentamente progressiva. La grazia mi fa luce di giorno  in giorno per cui posso dire di avere un’intelligente capacità di gestione della malattia e della salute. E però è tanto confortante avere questa grazia di luce. In termini spirituali poi vuol dire acquisire l’esperienza quotidiana della nostra nullità: una montagna di sabbia sgretolata dall’azione della grazia di Dio fino a diventare un solo granello di sabbia che Dio possa far volare dalla terra in Cielo. Ma per ora sono molto più di un granello: ho ancora da diminuire (25/01/1995). “Alla Santa Madonna domando la grazia di somigliare a Lei nell’anima e ho prova certa della sua quotidiana presenza privilegio della bontà del Suo Cuore che ben conosce i limiti del nostro saper offrire. Dico offrire poiché la leucemia non dà dolori acuti ma solo sfinitezza, spossatezza” (11/05/1997). “Quanto è preziosa agli occhi di Dio il vivere la vocazione di Ancilla Domini! Dio vede e Dio provvede. Sta lietamente abbandonata in Dio accettando d’essere nel Suo volere e così aumenterà sempre più il numero di chi come noi cerca di vivere Pro Sacerdotio Christi!” (20/10/1998). Dal 1987 per motivi di salute non ha potuto più partecipare agli Esercizi Spirituali, ma è stata sempre presente, oltre che con la preghiera e l’offerta delle sue sofferenze, con brevi pensieri augurali, scritti su cartoncini originali, preparati da lei stessa, spesso accompagnati da altre stampe, che puntualmente faceva pervenire alle Sorelle per il loro Compleanno o Onomastico. I ripetuti ricoveri  in ospedale per diverse e serie complicanze sono stati un lungo calvario vissuto in solitudine, perché in Piemonte  non c’erano altre Ancille, ma nel pieno abbandono alla volontà di Dio e con coraggiosa fortezza d’animo. “Grazie alle preghiere delle Ancillae Domini resisto bene, e ancora tengo aperta la porta a don Narciso che qui respira aria di casa, anche perché invecchiando  sono il ritratto della mamma nostra. Il mio vivere serena e disponibile  gli resta un enigma”. (cfr. “Ancilla Domini” giugno 2001 n.5, p 9 e seg)