Vannini Luisa 

(n. Gradisca d’Isonzo (GO) 05/02/1923 e nata al cielo 26/02/1986)

 

“Per quanto riguarda la sig.na Vannini, è andata nella Casa del Padre dopo molta sofferenza, offerta con una grandissima generosità, ed è spirata serenamente. Nel ricordo di Luisa Vannini, auguro al vostro Istituto ogni sviluppo per il bene della Chiesa e di cuore imparto a tutte voi la mia benedizione. F.to Padre Antonio Vitale Bommarco”, arcivescovo di Gorizia (cfr.“AncillaDomini” apr – maggio 1986 n.3, p5): con queste essenziali parole viene sottolineato il rilievo di Luisa Vannini nell’Associazione “Ancilla Domini” e davvero unico è stato il suo ruolo  per la nascita dell’Associazione . 

Se l’idea dell’associazione era già nel cuore di Don Alberione, è grazie al cuore di Luisa Vannini che un incontro, apparentemente occasionale nell’aprile del 1974, alla stazione di Venezia – Santa Lucia, mentre si era in attesa di un treno che non arrivava mai, segnava l’inizio del cammino dell’Associazione “Ancilla Domini” : dal sincero scambio di riflessioni e di aspirazioni scaturì in Don Furio Gauss la convinzione di segnalare a Don Stefano Lamera che i tempi erano ormai maturi per un’associazione secolare a favore dei Sacerdoti (cfr.”Ancilla Domini” apr 1999 n. 4, pag 16/18). Luisa, infatti, così come aveva confidato a Don Furio Gauss, aveva sempre sognato nella sua vita la consacrazione al Signore, un sogno ostacolato dalla necessità di assistere entrambi i genitori, ma che, come lievito, aveva animato un’intera vita spesa, anche attraverso l’offerta personale, per i Sacerdoti e per la Chiesa.

Pur lavorando presso la pubblica amministrazione, l’Azione Cattolica Italiana divenne il luogo dove maturò la sua vocazione di educatrice e di animatrice al servizio della Chiesa diocesana. Fu Delegata studenti, presidente diocesana della Gioventù Femminile di Azione Cattolica prima e successivamente dirigente diocesana e, concluso il suo servizio diretto dentro l’Associazione Cattolica, scelse di continuare a servire la Chiesa in molteplici altri impegni: nell’Apostolato della preghiera, nell’opera del Seminario, nelle attività caritative di pastorale nella comunità del S. Cuore e presso l’Unitalsi. Così la sua sensibilità e la sua spiritualità la orientarono verso una scelta di vita sicura e definitiva: i sofferenti. Ecco cosa ha lasciato scritto nel suo testamento spirituale: ”Vorrei presentarmi a Dio nella divisa di servizio dell’Unitalsi … per esprimere a tutti la mia fede nella resurrezione di Gesù”. Era la conferma che il segreto dell’instancabile e gioiosa offerta di sé aveva il fondamento nella sua consacrazione nell’ordine secolare delle “Ancillae Domini” e in una testimonianza coerente di servizio ai sofferenti e all’Unitalsi. Del resto già la famiglia di Luisa era nota per la generosità verso le missioni, il Seminario, le chiese povere ed i Sacerdoti indigenti, ma Luisa, una volta rimasta priva dei genitori, si staccò evangelicamente e progressivamente da tutto per donare tutto: non solo fece incastonare nel calice e nel ciborio della chiesa del Seminario di Gorizia i gioielli “storici”, tramandati da generazioni nella sua famiglia e da lei esibiti solo nel giorno della sua professione perpetua alle “Beatitudini” a Trieste,  ma operava donazioni ed elargizioni in più occasioni e in prevalenza per il Seminario, i Sacerdoti indigenti e per la stessa associazione “Ancilla Domini”.  

Fedele all’impegno di fare felici le persone che le sarebbero state accanto, affrontò con coraggio anche l’ultima prova.  La maturazione vocazionale e la donazione di Luisa si compirono veramente su un Calvario: sofferenze fisiche atroci, non sempre lenite dalle cure mediche e nonostante queste; peggiori le sofferenze dello spirito, permesse dal Signore, fino all’ultimo; lunghi momenti di oscurità, angosciosa sensazione di solitudine come nell’agonia di Gesù, in Croce.  Le ancille di Gorizia  furono le testimoni dirette di una passione interiore tale da non poter essere dissimulata e che soltanto con delle giaculatorie devote momentaneamente si attenuava. Secondo alcune testimonianze, Don Stefano Lamera la esortò paternamente a riflettere che sul suo letto di ammalata realizzava in pienezza la sua vocazione di Ancilla. Al funerale di Luisa nella sua chiesa parrocchiale in Gorizia furono presenti 22 sacerdoti concelebranti ed il rettore del Seminario all’omelia dichiarò che la sua consacrazione a “serva del Signore” aveva toccato e scosso incisivamente la  città e la diocesi, rafforzando la  fede di quanti la conoscevano affinché sapessero convertire la loro vita in offerta per gli altri nel nome di Cristo.