La qualità della preghiera è indicata dalla Bibbia: l’uomo deve stare davanti a Dio, perché Dio sta davanti all’uomo: per pregare bisogna mettere tanta buona volontà, ricerca, amore, studio della parola di Dio; richiede lo sforzo di chi apre il libro da solo o insieme con altri per sapere chi è Dio per sapere che cosa nei confronti di Dio l’uomo deve fare.

La grandezza della preghiera biblica è che noi possiamo discutere con Dio: Giobbe discute, Geremia discute, Abramo discute, Gesù chiede se è possibile essere liberato dalla passione della Croce. E’ una preghiera dove c’è il lamento, a volte quasi la ribellione, ma è sempre preghiera perché è davanti a Dio.

E poi c’è la preghiera della domanda, perché nella Bibbia predomina la preghiera della domanda, perché siamo umani, perché siamo fragili, perché abbiamo bisogno di aiuto. È chiaro che è molto importante la preghiera di lode. Ma la preghiera di lode potremmo dire è la conclusione è la pienezza quando abbiamo raggiunto una certa maturità, però prima noi ci troviamo in un cammino non facile di sequela, dove abbiamo bisogno di chiedere aiuto

Si dice ma perché chiedi a Dio se lui già sa tutto: certo che lo sa ma sono io che ho bisogno di dirlo; la preghiera nasce da me è umana è strutturato malamente e ci fa crescere nell’umiltà si fa sentire creature che si fidano di Dio.

Di fronte a Dio bisogna sempre obbedire, ma prima hai diritto se è il caso di esprimere il tuo dissenso.

Nella preghiera, nell’ascolto profondo della parola di Dio, noi abbiamo modo di capire che la realtà della vita è molto complessa. E infatti Giobbe si rivolge al Signore con molta fiducia e molta audacia e fa bene. Addirittura lo chiama in giudizio nel tribunale, ma lo ritiene anche come giudice. Lo vuole giudicare: è chiaro che in pratica il Signore gli risponde: non ti devi concentrare solo sulla tua sofferenza ma guarda che ci sono tante altre cose grandi, belle, guardale…

Dio creatore e salvatore compie grandi cose e allora fidati: se la sua Sapienza ti sembra sfortuna, vuol dire che un senso l’avrà anche se tu non lo vedi.

La vera Fede e anche la qualità della preghiera ti rende capace di vedere il male anche là dove gli altri non lo vedono ma anche di vedere il bene là dove altri non lo vedono: è come una sinfonia e lo si scorge anche laddove pare non ci sia. Giobbe infatti nel dialogo e ascolto con il Signore comprende che Dio non può che essere misterioso, altrimenti e si tappa la bocca (Giobbe 44) è questa preghiera è ben diversa dalla prima, allora Giobbe non aveva attraversato il dramma, adesso sì…

Al termine del dialogo o interrogatorio, Giobbe non ha risolto il problema, anzi per un aspetto potremmo dire che il Signore è veramente sorprendete e paradossale: Lui aveva combinato tutti quei guai a Giobbe e invece di chiedere scusa, lo interroga quasi rimproverandolo: ma tu come fai a capire come io sono se sono Dio creatore; sono molto diverso molto più grande di te. Giobbe scopre che lui è solo creatura consapevole e fiduciosa perché scopre soprattutto che Dio è grande, è sempre vicino, fedele e allora si placa e trova pace.

Anche Gesù sembra agli apostoli di non aver risolto il problema della liberazione e della salvezza, ma ha mostrato che il suo mistero pasquale ha un senso: ha manifestato come vivere il mistero della Croce. Certo di fronte a questo compimento molti sono rimasti delusi e molti continuano ad esserlo. Sembra che Gesù non abbia portato la salvezza e una vita nuova, libera e liberante e invece sì. Questa la sua più grande novità: siamo chiamati a un cambio profondo di immaginazione: pensavamo di capire la fine di Cristo secondo categorie umane, invece il mistero pasquale è la rivelazione della vera storia, di come vanno le cose in profondità; è questa l’illuminazione di Paolo e l’illuminazione di tanti Santi

Alla perplessa domanda sul motivo per cui la fede nonostante tutti gli sforzi per viverla svanisce in un numero crescente di cristiani anche di religiosi e di preti si può dare una risposta molto semplice che forse non racchiude tutta la verità Ma che indica una via d’uscita

La fede svanisce quando non viene più praticata.

E la fonte della fede è la preghiera e la qualità della preghiera, e l’ascolto profondo della parola di Dio: cioè nella qualità della preghiera in tutta la pienezza del significato che questo concetto comporta nella scrittura nella tradizione, possiamo custodire la vera fede.

Quando Gesù Cristo ci unisce alla sua preghiera quando possiamo fare nostra la sua preghiera, allora siamo liberati dal tormento degli uomini che non possono pregare. Allora preghiamo anche quando non preghiamo.

Quando lo spirito stabilisce la sua dimora nell’uomo questi non può più smettere di pregare perché lo spirito non cessa di pregare in lui. Dorma o vegli la preghiera non cessa in lui: mangi, beva, dorma o lavora, il profumo della preghiera esala spontaneamente dal suo cuore. Ormai egli non fa la preghiera in ore determinate ma prega in ogni momento.

Anche il silenzio in lui è preghiera e i moti del suo cuore sono come una voce che silenziosa e segreta canta, canta per Dio.

La qualità della preghiera rende l’orante capace di vedere oltre, di vedere in profondità: egli vede che tutto è grazia, e tutto è dono di Dio e ci rende viscere di misericordia, nelle viscere di Misericordia di Dio, anche di fronte al male, al peccato che contraddicono l’agape.