In occasione della 74ª Settimana liturgica nazionale — che si svolge a Modena dal 26 al 29 agosto sul tema «Nella liturgia la vera preghiera della Chiesa. Popolo di Dio e ars celebrandi “Il frutto di labbra che confessano il suo nome” (Eb 13, 15)» — il Papa ha inviato al presidente del Centro azione liturgica, monsignor Claudio Maniago, arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, il seguente messaggio a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin.

Eccellenza Reverendissima,

sono lieto di trasmettere il messaggio del Santo Padre per i lavori della 74ª Settimana Liturgica Nazionale, promossa del Centro Azione Liturgica e ospitata dalla Chiesa di Modena-Nonantola, ricca di storia e di doni di santità. Papa Francesco, nel rivolgere il suo saluto a quanti prenderanno parte alla Settimana come organizzatori, relatori, convegnisti e volontari, assicura un ricordo speciale nella preghiera, per la migliore riuscita delle sessioni di studio e dei momenti celebrativi.

La Settimana Liturgica che vi apprestate a vivere ha come tema «Nella liturgia la vera preghiera della Chiesa. Popolo di Dio e ars celebrandi. “Il frutto di labbra che confessano il suo nome” (Eb 13, 15)». Tale tematica riporta alla specificità della preghiera liturgica, che rifugge da ogni forma di individualismo e di divisione. Essa, infatti, è «partecipazione alla preghiera di Cristo, rivolta al Padre nello Spirito Santo» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1073); è condivisione del respiro amoroso della Chiesa-Sposa, che fa sentire parte della comunità dei discepoli di tutti i luoghi e di tutti i tempi; è scuola di comunione che libera il cuore dall’indifferenza, accorcia le distanze fra i fratelli e conforma ai sentimenti di Gesù; è via maestra che ci trasforma, educandoci nella Chiesa alla vita buona del Vangelo.

Carissimi, la liturgia — come affermava Romano Guardini — «introduce l’intera ampiezza della verità nella preghiera; anzi essa è null’altro che il dogma pregato, la verità rivissuta pregando» (Lo spirito della liturgia). Le parole del grande teologo ribadiscono l’evidenza della dimensione oggettiva della liturgia, che «chiede di essere celebrata con fervore, perché la grazia effusa nel rito non vada dispersa, ma raggiunga il vissuto di ciascuno» ( Francesco Catechesi del 3 febbraio 2021). Questa ineludibile necessità traspare anche dal vostro programma di studio che rimette a tema l’ars celebrandi, impegno e atteggiamento che tutti i battezzati sono chiamati a vivere per uscire dalla propria individualità e aprirsi al “noi” della Chiesa in preghiera.

Nella Lettera apostolica sulla formazione liturgica, Papa Francesco ricorda che i gesti propri dell’assemblea, come il radunarsi, le posture del corpo, lo stare in silenzio, le espressioni della voce, il coinvolgimento dei sensi, sono i modi con i quali essa partecipa alla celebrazione (cfr. Desiderio desideravi, 51). Egli poi aggiunge che «compiere tutti insieme lo stesso gesto, parlare tutti insieme ad una sola voce, trasmette ai singoli la forza dell’intera assemblea. È una uniformità che non solo non mortifica, ma, al contrario, educa i singoli fedeli a scoprire l’unicità autentica della propria personalità non in atteggiamenti individualistici, ma nella consapevolezza di essere un solo corpo» (ibid.).

Partendo da queste prospettive, il Santo Padre desidera consegnarvi alcune priorità concrete per porre l’accento della vostra riflessione sulla Liturgia come “vera” preghiera della Chiesa.

Il primo impegno, che ci è richiesto, è quello di riscoprire la coralità della preghiera liturgica, attraverso la quale, unendoci alla lingua materna della Chiesa, diventiamo un solo corpo e una sola voce. Sant’Agostino ci ha ricordato il profondo rapporto della nostra preghiera con Cristo: quando pregando parliamo con Dio, è Gesù stesso che «prega per noi, prega in noi ed è pregato da noi. […] Riconosciamo dunque in lui le nostre voci e le sue voci in noi» (Enarr. in ps. 85, 1: ccl 39, 1176). La bellezza della verità della preghiera cristiana sta proprio in questo intreccio di voci, che potremmo giustamente chiamare coralità. Ogni preghiera cristiana è sempre a più voci, come ogni azione liturgica è sempre a più mani: siamo uniti a Cristo, e in Cristo ritroviamo tutta l’umanità. Ora il valore di questa coralità della preghiera liturgica non dev’essere semplicemente asserito, ma va sperimentato attraverso il nostro celebrare. Uno dei momenti più importanti in cui possiamo fare tale esperienza è la Liturgia delle Ore, che ancora merita impegno perché diventi effettivamente preghiera del popolo di Dio. Le nostre comunità tornino ad elevare in coro la preghiera dei Salmi e imparino a vivere, nella liturgia e nella vita, il valore dell’unità e della comunione.

Il secondo aspetto proposto al vostro impegno nella pastorale liturgica è il rapporto con il canto sacro. La musica nella liturgia non è un elemento ornamentale, ma ne è parte integrante e necessaria (Sacrosanctum Concilium, 112), contribuisce insieme agli altri linguaggi di cui si compone la liturgia all’epifania del mistero celebrato. Nel canto, infatti, i fedeli vivono ed esprimono la loro fede. San Paolo vi con grande sapienza scriveva a tale proposito: «Se i fedeli cantano, non disertano la Chiesa; se non disertano la Chiesa, conservano la fede e la vita cristiana» (Discorso all’Assemblea plenaria dell’Episcopato d’Italia, 14 aprile 1964). Il Papa ne raccomanda, quindi, una speciale cura, in modo particolare nella celebrazione dell’Eucaristia domenicale, ricordando come nel canto, mediante l’accordo delle voci, si esprime l’unione spirituale di coloro che si comunicano, si manifesta la gioia del cuore e viene messo in luce il carattere comunitario di quanti si accostano a ricevere l’Eucaristia (cfr. Ordin. Gen. Messale Romano, 86).

La terza consegna riguarda il silenzio a cui ci educa la liturgia, come mostrano i continui richiami nella sinassi eucaristica all’atto del tacere. Il Papa, pertanto, chiede di contrastare la frenesia, i rumori e le chiacchere che ci insidiano nella vita di ogni giorno valorizzando il sacro silenzio, gesto eloquente, tempo favorevole e spazio fecondo per rimanere nell’amore del Signore, coltivare uno sguardo contemplativo, dare profondità alla preghiera del cuore e lasciarsi trasformare dallo Spirito. Questa familiarità ad ospitare il silenzio, è il vero presupposto perché la Chiesa possa mettersi in ascolto di Colui che si rivela nel «sussurro di una brezza leggera» (cfr. 1vRe 19, 12).

Quarta e ultima dimensione che il Santo Padre affida alla vostra cura è la promozione della ministerialità liturgica, come frutto dell’essere Chiesa della Pentecoste (cfr. Desiderio desideravi, 33). In quest’ottica, e non in una prospettiva funzionale, è importante leggere i ministeri a servizio della liturgia: in essi, infatti, si manifesta la diversità dei doni che lo Spirito Santo suscita nella comunità cristiana. La presenza di una ministerialità diversificata, nutrita dalla comunione in Cristo, alimenta la partecipazione attiva dell’assemblea e promuove la corresponsabilità nella missione manifestando, in concreto, l’indole sinodale della Chiesa. Tale consapevolezza, come ci ha ricordato Papa Francesco (cfr. ivi, 38), richiede un impegno costante nella formazione, perché si evitino personalismi e manie di protagonismo e si realizzi un vero servizio alla comunione.

Il Santo Padre, nell’inviare la sua benedizione a Vostra Eccellenza, a S. E. Mons. Erio Castellucci, Arcivescovo di Modena-Nonantola e Vescovo di Carpi, agli altri Presuli e a tutti i partecipanti, auspica che queste consegne sollecitino le nostre comunità cristiane a vivere la preghiera liturgica quale incontro con il Signore Risorto e con il suo Corpo che è la Chiesa.

Mentre esprimo anche i miei personali auguri, profitto della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio dell’Eccellenza Vostra Rev.ma dev.mo

Pietro Card. Parolin Segretario di Stato