«In verità io vi dico, vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno ». Così si legge nel Vangelo di Matteo (16,28), frase presente anche in Marco (9,1) e Luca (9,27). Il detto di Gesù ha sorpreso più di un lettore: uno di essi mi aveva fatto notare in passato che la «Bibbia di Gerusalemme», che egli usava, non aveva ritenuto necessario allegare neppure una nota di commento.

La domanda che non di rado mi è stata rivolta era limpida: Gesù è stato un predicatore apocalittico convinto che con lui si stava per chiudere la storia umana e si apriva il regno futuro di Dio? La risposta che abbozziamo deve partire dal concetto di «regno di Dio» che nella Bibbia è un simbolo per rappresentare il progetto divino sull’umanità e sul mondo intero. Proprio perché è un piano e un atto eterno come lo è Dio, non ha un presente e un futuro, ma è quasi come un centro che tutto accoglie in sé.

Ai nostri occhi, però, che viviamo e ragioniamo con le categorie del tempo e dello spazio, esso si attua progressivamente, in tappe diverse che sono già ora in azione e che si aprono a un ulteriore futuro. Sono, al riguardo, interessanti alcuni detti di Gesù: «Se io scaccio i demoni per mezzo dello Spirito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio… Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui!, oppure: Eccolo là! Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi» (Matteo 12,28; Luca 17,21).

Ritorniamo, allora, alla frase di Gesù da cui siamo partiti. Egli allude alla sua missione di annunciatore del regno di Dio in opere e in parole: essa avrà il suo culmine, la sua rivelazione piena nella Risurrezione, anticipata anche nei segni da lui compiuti attraverso i miracoli e, forse anche – per gli evangelisti – nell’evento clamoroso della distruzione di Gerusalemme perpetrata dai Romani nel 70 d.C., visto come un atto del giudizio divino. Tutto questo è espresso attraverso il tema del regno di Dio. Le tappe, come si diceva, nella storia sono diverse e successive, ma tutte sono “concentrate” nell’eternità di Dio: essa ha avuto la sua epifania nella Risurrezione alla quale saranno presenti proprio alcuni degli uditori di Gesù. Eppure quell’evento, essendo partecipe dell’eternità divina, potrà essere sperimentato anche dai tanti che nei secoli vivranno la fede in Cristo e quindi anche da noi oggi.

Sappiamo di aver proposto un discorso difficile perché – lo ripetiamo – noi siamo abituati a conoscere secondo il tempo che ha un «prima», un «ora» e un «poi», mentre l’eternità di Dio e del suo regno è come un grembo che accoglie e riassume in un punto perfetto tutto il flusso del nostro tempo storico. Cercheremo di ritornare su questo tema nella prossima puntata, invitando i nostri lettori a diventare anche loro un po’ «teologi».