Se dai frutti riconosciamo l’albero, siamo chiamati anche a contemplare l’albero della vita, manifesto nella croce di Gesù, che ha portato il frutto più bello, quello che ci mostra come si ama: morendo per gli amici, come ha fatto Lui. Ecco quello che merita di essere coltivato: la croce è l’elemento più vero, il giudizio avviene già con la croce e nella croce. La sapienza della Croce, vivere Cristo smaschera le parole vuote, lì si vede veramente se siamo in un cammino che porta frutti di bene o frutti di male. Davanti alla croce vediamo la realtà ultima di noi stessi. Davanti al crocifisso smascheriamo ciò che ha solo la parvenza di bene ma non la realtà di esso e ciò che porta frutti di bene: Gal 5,18-23:
Sette malattie. La grazia che ci è data ha anche un aspetto medicinale. A. elenca sette patologie:
- ignoranza: non quella di chi non ha studiato, ma di chi non conosce ciò che è importante per la vita. Quella naturale e quella spirituale, soprattutto per chi ha fatto la scelta religiosa;
- irriflessione: il non riflettere, per cui le cose sentite non si ripensano, non si rimeditano; attitudine di chi sa meditare rimedia a questo, non permette uno sviluppo sano della mente;
- dimenticanza: atteggiamento di fondo di superficialità; non di chi ha una certa età, ma è un’amnesia simile alla Parola di Dio caduta in mezzo alla strada; non entra nella memoria, subito dimenticata perché non colta la verità;
- durezza di testa: a volte facciamo fatica a capire verità naturali e soprannaturali, la resistenza; spesso essa è associata alla durezza di cuore, che nella Scrittura è più presente, atteggiamento dei Giudei verso Gesù: la loro durezza di cuore stupisce Gesù, quello che lui diceva era rifiutato, durezza di cuore-durezza di testa;
- pregiudizio: ci fa difficilmente comprendere cose anche facili e belle; Parola di Dio caduta tra le spine;
- perversione intellettuale: gli “ismi” che riducono la verità delle cose solo sotto un aspetto, e questo già deforma le cose; se riconduco tutto a cose solo materiali mi è impossibile cogliere le cose dello Spirito; rischiamo di avvicinarci questo quando ci appassiona solo un tema e riduciamo tutto a quello.
La diagnosi è complicata spesso. La preghiera può rimediare (fede nella forza della preghiera). Noi ricorriamo alla preghiera quando non c’è più altro da fare. “Preghiamo…”, ultima speme. Modo di dire che riflette purtroppo una mentalità.
Rimedi, attraverso il Divin Medico, con l’aiuto della Mediatrice, Maria:
- istruzione: imparare, lavoro intellettuale più faticoso, studiosità, sempre possiamo imparare, è un habitus mentale e spirituale e diventa rimedio all’ignoranza perché diamo gloria a Dio per capire la sua creazione e non per darci più gloria;
- custodia della mente: Maria è la custode della Parola, andava meditando quella parola che sentiva da Gesù;
- attività: contro la dimenticanza tenere la mente attiva, sempre disposta ad accogliere, allora meglio dare qualcosa di buono;
- docilità: ascoltare meglio l’altro contro la durezza di testa, contro orgoglio intellettuale;
- verità: Si oppone all’errore, spirito di bugia segno del demonio;
- rettitudine: si oppone al pregiudizio, la persona retta riconosce che ha torto, non cerca la lotta di volontà o di prevalere ma ciò che è meglio; accostarsi con pregiudizio, l’altro sbaglia sempre;
- buona logica: si oppone alla perversione della mente, per non ridurre tutto a un solo aspetto della verità.
- Metodo paolino della preghiera-meditazione feconda di bene: ascolto della Parola, confronto con le scelte della nostra vita, preghiera per chiedere la grazia di attuare quanto la Parola ci ha fatto capire riguardo ad alcuni atteggiamenti da cambiare…