“Io credo che l’uomo non può realizzarsi senza il silenzio e la preghiera. Ciò che più manca a questo nostro tempo, a questa civiltà, è lo spirito di preghiera.

Questa sarebbe la vera rivoluzione: il mondo non prega? Io prego.

Il mondo non fa silenzio? Io faccio il silenzio.

E mi metto in ascolto. Questa rivoluzione non consiste nel rompere o nel distruggere, ma nell’immettere uno spirito nuovo nelle forme di sempre.

Ciò che più ci manca è proprio il rapporto con il mistero, l’apertura sull’infinito di Dio: per questo l’uomo è così solo, insufficiente e minacciato. E’ la caratteristica di questa civiltà del fracasso: non si fa più silenzio, non si contempla più. Si è perso il vero valore delle cose.

Ed è un tempo senza canti. Oggi non si canta; oggi si urla, si grida: appunto, civiltà del frastuono. Tempo senza preghiera. Senza silenzio, e quindi senza ascolto. Più nessuno ascolta nessuno. Non è senza una ragione che questi tempi sono senza gioia, perché la gioia viene da molto lontano.

Occorre scavare in profondità: bisogna ritornare a pregare”.