Ci sono dei ”meccanismi” di difesa negativi che ci impediscono di riconoscere e di valorizzare il vero bene che c’è in noi, nella comunità, nella Associazione, nella Chiesa:

  • intuire, percepire che il bene che è in noi (qualità, talenti, doni di grazia) vuol dire responsabilità, vuol dire tensione, vuol dire darsi da fare, vuol dire complicarsi la vita… ma mi piace la tranquillità, la comodità e non mi coinvolgo per evitare fatiche…
  • pensare che il “bene” sia soltanto quello che è più apprezzato nell’ambiente o nel contesto in cui viviamo o quello della logica del comodo (cultura, bellezza, prestigio, ruolo importante, successo, possibilità di godere della vita e di potere).
  • Questo ci impedisce di apprezzare e valorizzare e ringraziare il Signore per il Bene reale e fondamentale che è in noi; nella nostra persona umana è importante considerare tante dimensioni e ricchezze d’essere, nonostante i limiti e le varie povertà che ognuno può soffrire: non basta considerare soltanto il corpo e la salute fisica, o soltanto l’intelligenza, o la dinamicità, ma per esempio la forza di volontà, la sensibilità, la comunicabilità, la capacità di servire in modo oblativo; risulta importante ancora considerare la vita di FEDE, di SPERANZA e di CARITA’… la sensibilità evangelica…ecc.
  • se non si è capaci di “contemplare” e di “vedere” (c’è un “vedere” e un vedere) la ricchezza del nostro essere possiamo diventare mendicanti tristi, accattoni di beni che non possiamo raggiungere (ma ne abbiamo altri a portata di mano): oppure sperimentiamo la presunzione di trovare e di voler trovare dentro di noi chissà quali beni appariscenti per poter essere contenti  o per essere apprezzati dagli altri…