L’innocenza dei bambini si apre alla vita e all’amore, che essi ricercano fiduciosi con il loro sguardo, le loro mani, la loro bocca e tutto il loro essere. Per loro “ogni cosa è buona” e vera , come per Dio all’inizio della creazione (Gn 1,31). Le vicende della vita faranno loro perdere l’entusiasmo, ma resterà sempre nel cuore la profonda convinzione che quelle aspirazioni non fossero pura finzione.

C’è bisogno degli occhi e del cuore dei bambini per vedere la verità e trovare il bene oltre il buio e le spine. L’affermazione di Gesù è ancora valida: «Se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli (Mt 18,3).

Gesù parlò di «rinascere dall’alto» e «da acqua e da Spirito» a una vita che viene da Dio (cf Gv 3,5). All’inizio della creazione, tutto scaturì dal cuore di Dio, dalla sua Parola e dal suo Spirito che «aleggiava sulle acque» (Gn 1,2). Da parte di Dio, le cose non sono cambiate. E’ stato piuttosto l’uomo ad avere accecato la vista e macchiato le mani e il cuore, contagiando di questo male egoista tutta la creazione. Perfino gli uccelli fuggono dall’uomo e quasi tutti gli animali non si fidano di lui. Ora le cose nascondono spesso la loro bellezza. La verità e il bene, come riflesso di Dio somma verità e sommo bene, non sempre si riflettono nel cuore e nella vita umana. Ma Dio non ha ritirato né la sua presenza né il suo cuore.

I “santi” sono i veri bambini, e «di questi è il regno dei cieli» (Mt 19,14), perché «i puri di cuore vedranno Dio» (Mt 5,8) “L’infanzia spirituale” di cui parlano i santi è un atteggiamento forte di fronte al dolore e alla croce, come un atteggiamento filiale di fiducia e di audacia. Solo questi santi hanno potuto scoprire, sperimentandolo, che “tutto è grazia”, epifania e vicinanza di Dio. Essi hanno potuto dire davvero quello che anche noi diciamo molte volte: «hai creato tutte le cose con saggezza e amore» (prefazio del canone IV).

 I santi recuperarono a poco a poco le qualità dell’infanzia senza farsi contagiare dai suoi difetti né cadere nelle trappole e nei sofismi degli adulti. Questo atteggiamento filiale è possibile solo a un processo d’imitazione e di configurazione a Cristo. Nel dialogo con Dio e nel cammino verso di lui  (cammino di perfezione), la vita si semplifica e si esprime in un Padre nostro pronunciato e vissuto con Cristo e nello Spirito Santo .

La trasparenza e la serenità dei santi è frutto di un processo di filiazione divina a imitazione di Cristo. E’ la gioia di vedere in tutto l’amore del Padre. Questo atteggiamento filiale però non è una conquista, ma un dono dello Spirito Santo:

In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto (Lc10,21).

Alcuni hanno parlato di ritornare alla giustizia originale e alle qualità del paradiso terrestre perduto. Si tratta propriamente di tornare, pienamente, all’atteggiamento filiale che unifica il cuore per vedere in tutto la presenza amichevole di Dio (Gn 3,8). La debolezza naturale e le inclinazioni disordinate continueranno a essere  una realtà fino al giorno della morte, salvo un privilegio speciale, come nel caso della Vergine Immacolata. Ma la cosa più importante è la configurazione e la sintonia con i sentimenti e l’amore filiale di Cristo . Allora si recupera  il vero “io”, che fu creato a immagine di Dio e che ora può partecipare alla filiazione divina di Cristo (Ef 1,5).

Solo i “bambini “grandi che sono i santi vedono il cammino che bisogna seguire per uscire dalle trappole che noi “adulti “ abbiamo fabbricato e che ci trasformano in fonte di sofferenza. San Niccolò di Flue (1417-1487), seguendo la chiamata di Dio, lasciò famiglia, averi e incarico politico, contro ogni logica umana, in un paese, la Svizzera, diviso allora dalla guerra. Dopo alcuni anni, durante i quali cominciò a sperimentare

L’unificazione del cuore, poté dare ai suoi amici politici la soluzione per porre fine alla tragedia e alla divisioni del paese: la pace e l’unità si ispirano sempre e solo a Dio-Amore, Padre, Figlio e Spirito Santo. Inaspettatamente seguirono la pace e l’unificazione del paese. Da allora la Costituzione svizzera comincia ispirandosi alla comunione della Trinità. Niccolò di Flue giunse all’efficacia evangelica partendo da un processo di purificazione e di unificazione: «Signore, svuotami di me stesso, riempimi di te e fa di me un dono per te». Solo questo dono trascendente e unificatore è vera donazione ai fratelli .

Per scoprire il lato buono delle cose e le scintille di verità e di bontà  che ancora si trovano in ogni essere umano, bisogna saper guardare Cristo crocifisso: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» (Gv 19,37). Nel suo sguardo amoroso , ogni essere creato riacquista la sua identità. Ma bisogna condividere la stessa vita di Cristo per saper guardare e amare come lui. La sua croce indica le vie per scoprire in tutto un’epifania di Dio-Amorre.

Per un cuore di “bambino”, la vita continua a essere bella perché c’è ancora spazio per migliorare se stessi : il «dono sincero di sé»potrà essere espressione dell’«unione delle persone divine e l’unione dei figli di Dio nella verità e nella carità» (GS 24) .

“Qualcuno”  che da sempre ci ama ha lasciato le sue tracce invisibili lungo il nostro umano cammino. Solo un cuore unificato dall’amore le saprà scoprire. Il vescovo di Canton, D. Tang, rimase ventitre anni in carcere; alcuni anni senza vedere nessuno e gli altri senza poter leggere nulla, mentre nello stesso tempo si cercava di fargli il “lavaggio del cervello” di ogni idea trascendente. Un giorno vide cadere una foglia secca e mise fine ai suoi dubbi: se la fogliolina cade è perché non ha più vita in sé; ma soprattutto perché una fogliolina appena caduta dall’albero non cessa di essere una storia d’amore di Dio per ogni essere umano. Solo la sofferenza sopportata per amore e condivisa con Cristo può farci aprirgli occhi alla verità integrale.

Quando i doni di Dio si esauriscono, è perché lo stesso Dio vuole darsi a noi di persona. Questa pedagogia paterna di Dio è dolorosa, perché si tratta di crescere nel nostro atteggiamento filiale. Crescere è sempre lasciare qualcosa nella quale ci eravamo installati.