Il Papa: ammettere gli errori per essere credibili

Nel segno di una grande richiesta di perdono la Veglia in San Pietro che prepara al Sinodo al via. Il cardinale O’Malley: vergogna per gli abusi di potere, di coscienza e sessuali
Una grande richiesta di perdono, «provando vergogna», per tutti i peccati. E specialmente per quelli particolarmente attuali contro la pace, l’ambiente e le donne, contro i poveri, i migranti e la sinodalità. E poi per i peccati di abuso sessuale e di autorità, e per quelli derivanti dall’impugnare in modo distorto la dottrina. È la Veglia penitenziale voluta e guidata da papa Francesco alla vigilia dell’apertura del la seconda sessione del Sinodo sulla sinodalità. Siamo nella Basilica Vaticana. Partecipano al rito i membri dell’Assemblea sinodale, e poi giovani e fedeli della diocesi di Roma.

Dopo la lettura di un brano del Libro di Isaia, ci sono le testimonianze e le richieste di perdono. Poi la lettura del Vangelo di Luca con la parabola del fariseo e del pubblicano. Le testimonianze sono tre. Tutte toccanti. C’è Laurence, residente in Germania e abusato in Sudafrica quando aveva 11 anni, che accusa la Chiesa di mancanza di trasparenza e responsabilità, di insabbiamenti. Poi c’è Sara Vatteroni, direttrice regionale per la Toscana della Fondazione Migrantes che, accompagnata dall’ivoriana Solange, parla del dramma dei migranti. Infine suor Deema Fayyad, siriana, della comunità fondata da padre Paolo Dall’Oglio, che racconta la terribile esperienza della guerra che sta martoriando le sue terre.

Il cardinale statunitense Sean O’Malley dà voce alla richiesta di perdono, «provando vergogna», per «gli abusi di coscienza, abusi di poteri e abusi sessuali» che macchiano la Chiesa, e «per tutte le volte che abbiamo usato la condizione del ministero ordinato e della vita consacrata per commettere questo terribile peccato, sentendoci al sicuro e protetti mentre approfittavamo diabolicamente dei piccoli e dei poveri». Il cardinale Kevin J. Farrell, prefetto del Dicastero per i laici , la famiglia e la vita, dà voce alla richiesta di perdono «a nome di tutti nella Chiesa, soprattutto noi uomini, provando vergogna per tutte le volte che non abbiamo riconosciuto e difeso la dignità delle donne, per quando le abbiamo rese mute e succubi, e non poche volte sfruttate, specie nella condizione della vita consacrata», e poi per non aver aiutato i giovani che non trovano «un lavoro dignitoso» e «un giusto salario», e per preferire la vendetta alla giustizia anche con l’«uso della pena di morte».
Il cardinale salesiano Cristobal Lopez Romero, arcivescovo di Rabat, dà voce alla richiesta di perdono «provando vergogna, per quando abbiamo girato la testa dall’altra parte di fronte al sacramento del povero e per l’inerzia che ci trattiene dall’accogliere la chiamata a essere Chiesa povera dei poveri e che ci fa cedere alla seduzione del potere», e per l’«autoreferenzialità» ecclesiale. Il cardinale Victor M. Fernandez, prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, dà voce alla richiesta di perdono «per non essere stati capaci di custodire e proporre il Vangelo come fonte viva di eterna novità, forse “indottrinandolo” e rischiando di ridurlo a un cumulo di pietre morte da scagliare contro gli altri», per «aver dato giustificazione dottrinale e trattamenti disumani», e per aver ostacolato «le diverse legittime inculturazioni della verità di Gesù Cristo».
Infine il cardinale Christoph Schonborn, arcivescovo di Vienna, dà la voce per la richiesta di perdono «provando vergogna, per gli ostacoli che frapponiamo all’edificazione di una Chiesa veramente sinodale, sinfonica, consapevole di essere popolo santo di Dio che cammina insieme riconoscendo la comune dignità battesimale», per «non aver ascoltato lo Spirito Santo, preferendo ascoltare noi stessi, difendendo opinioni e ideologie che feriscono la comunione in Cristo di tutti», e per «aver trasformato l’autorità in potere, soffocando la pluralità».