“Vegliate su voi stessi” ((At 20,28)… “vigila su te stesso” (1Tm 4, 16): chi non vigila su se stesso diventa spione e gendarme degli altri, invadente e curioso; tendenza a possedere e ad invadere l’altro… Vigilare su se stessi vuol dire anche curare l’igiene fisica, psicologica e spirituale; non lasciarsi andare, non essere o diventare sciatti e trasandati. Solo un essere maturo e ben sviluppato può fare del bene in modo più fecondo… Vuol dire anche vigilare sulle relazioni, sul comportamento, sui mezzi di comunicazione… si richiede una ascesi e una disciplina genuine e autentiche,…
Il sacerdote, l’apostolo deve essere un uomo che conosce Gesù nell’intimo che lo ha incontrato, ha imparato ad amarlo…perciò deve essere soprattutto un uomo di preghiera, un uomo veramente religioso secondo la sapienza del Vangelo, con gli atteggiamenti di Maria, Regina degli Apostoli, di san Paolo di don Alberione… altrimenti non regge…
La santità è sobrietà, equilibrio, adattabilità, disponibilità, educazione, apertura agli altri, rispetto e trepidazione verso tutti, capacità di dialogo e ecumenismo, riflessività… per noi paolini richiede l’impegno nello sviluppare tutte le potenzialità della persona umana (mente, volontà, sentimentalità, forze fisiche…). La santità non postula una fuga dalla storia o dal mondo, ma una trasformazione sulla linea della sapienza evangelica nei rapporti con la realtà, la storia, soprattutto con gli altri.
La santità si sviluppa e si manifesta in uno stile evangelico di relazioni con i fratelli e con tutti gli uomini fondato non solo sulla correttezza, rispetto, accoglienza, ma sull’umiltà, spirito di servizio, capacità di prendere su di se i mali altrui, donando la vita con amore e gratuità…
Solo attraverso la relazione con il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che il credente e soprattutto il sacerdote e il religioso, può accedere alla santità. “Il Cristo è diventato per noi: redenzione, santificazione, giustificazione, sapienza” (1Cor 1,30).
La santificazione del cristiano si configura come evento trinitario (dinamica del DF)… a questo evento trinitario bisogna corrispondere con impegno e vigilanza: la santificazione richiede una lotta da parte dell’uomo. E’ la lotta della fede, la lotta spirituale per opporsi, al male, alla mondanità, alla logica dell’uomo carnale…
Vigilare su se stessi e sugli altri, sulle comunità perché non si verifichi, il trasferimento della mentalità, dei modelli degli atteggiamenti mondani: presunzione, arroganza, ambizione, ricerca di privilegi, il cercare solo i propri interessi, il pretendere i diritti e non impegnarsi nei doveri…
Il paolino può vivere la sua reale santificazione, cominciando ad impegnarsi per risultare persona umana adulta e responsabile; prendendo coscienza e curando che la sua vita risulti prima di tutto umana e umanizzata. “Il giusto deve essere umano” (Sap 12, 19). Nulla si oppone con maggiore forza alla santificazione quanto il ritenersi già arrivati alla meta, o superiori agli altri, sprezzanti e tendent al pregiudizio o al giudizio facile; l’opposto dell’umiltà e piccolezza evangelica…
Per questa santificazione molto vera e concreta, vitale e feconda è indispensabile curare una disciplina del tempo: occorre santificare, nel senso etimologico di separare, riservare del tempo della propria giornata per ascoltare la Parola, per pregare, per riflettere, per ascoltare e dialogare con i fratelli, per leggere i giornali, per pensare, per contemplare, curando anche spazi di tempo per la bellezza della natura e dell’arte…
E dato che oggi la nostra vita è segnata dal anni di gioventù accumulata, da stanchezza, da poca salute, delusione, solitudine, frustrazione… occorre ritornare al centro del Vangelo: il Cristo sofferente e glorioso della trasfigurazione; riscoprire la sequela di Cristo (Eb 12, 2): gustare lo spirito delle beatitudini.