Il Pontefice alla vigilia della «giornata di preghiera e digiuno» nell’anniversario dell’attacco di Hamas in Israele

L’annuncio per l’8 dicembre del suo decimo concistoro con ventun nuovi cardinali, dall’Iran all’Indonesia al Giappone – ma ci sono anche gli italiani: l’arcivescovo di Torino Roberto Repole, il nuovo Vicario di Roma Baldassarre Reina, Fabio Baggio del dicastero per i migranti e rifugiati e un grande nunzio come Angelo Acerbi, 99 anni, che non sarà elettore ma ottiene la porpora come un riconoscimento del suo servizio – e un appello vibrante per «un cessate il fuoco immediato su tutti i fronti, compreso il Libano» , alla vigilia del primo anniversario dell’attacco di Hamas a Israele e della «giornata di preghiera e digiuno» per la pace nel mondo indetta per il 7 ottobre

È una giornata intensa, quella di Francesco, che nel pomeriggio andrà nella Basilica di Santa Maria maggiore con i membri del Sinodo sinodali a Santa Maria Maggiore «per invocare l’intercessione della Madre di Dio», ha spiegato il Papa all’Angelus.

Domani, lunedì, «sarà passato un anno dall’attacco terroristico contro la popolazione in Israele, alla quale rinnovo la mia vicinanza», ha spiegato Francesco: «Non dimentichiamo che ancora ci sono molti ostaggi a Gaza, per i quali chiedo l’immediata liberazione. Da quel giorno il Medio Oriente è precipitato in una sofferenza sempre più grave, con azioni militari distruttive che continuano a colpire la popolazione palestinese. Questa popolazione sta soffrendo tantissimo a Gaza e negli altri territori. Si tratta perlopiù di civili innocenti, tutta gente e che deve ricevere tutti gli aiuti umanitari necessari. Chiedo un cessate il fuoco immediato su tutti i fronti, compreso il Libano. Preghiamo per i libanesi, specialmente per gli abitanti del Sud, costretti a lasciare i loro villaggi». 

Di qui l’appello del Papa «alla comunità internazionale» perché «si metta fine alla spirale della vendetta e non si ripetano più gli attacchi, come quello compiuto dall’Iran qualche giorno fa, che possono far precipitare quella Regione in una guerra ancora più grande», ha concluso: «Tutte le Nazioni hanno il diritto di esistere in pace e sicurezza, e i loro territori non devono essere attaccati o invasi, la sovranità dev’essere rispettata e garantita dal dialogo e dalla pace, non dall’odio e dalla guerra».

Il concistoro

 La stessa provenienza dei nuovi cardinali, ha spiegato, «esprime l’universalità della Chiesa che continua ad annunciare l’amore misericordioso di Dio a tutti gli uomini della terra». Francesco a settembre ha compiuto il viaggio più lungo del suo pontificato, ai confini del mondo, prima di andare in Lussemburgo e in Belgio, al cuore del Vecchio Continente che vive una «crisi» della fede e nel quale la Chiesa è passata «da un cristianesimo sistemato in una cornice sociale ospitale a un cristianesimo di minoranza, o meglio di testimonianza». 

Il Collegio cardinalizio, e prossimo conclave, sono sempre più espressione di questa situazione, una Chiesa non più eurocentrica e sempre più rivolta alle periferie del pianeta. Ecco la lista dei 21 nuovo cardinali, tra nuovi elettori e ultraottantenni che non entreranno nel conclave, letta da Francesco alla fine dell’Angelus: Angelo Acerbi, nunzio apostolico; Carlos Gustavo Castillo Mattasoglio, arcivescovo di Lima (Perù); Vicente Bokalic Iglic, arcivescovo di Santiago del Estero (primate d’Argentina): Luis Gerardo Cabrera Herrera, arcivescovo di Guayaquil (Ecuador); Fernando Natalio Chomali Garib, arcivescovo di Santiago del Cile (Cile); Tarcisio Isao Kikuchi, arcivescovo di Tokyo (Giappone); Pablo Virgilio Siongco David, vescovo di Kalookan (Filippine); Ladislav Nemet, arcivescovo di Beograd-Smederevo (Serbia); Jaime Spengler, arcivescovo di Porto Alegre (Brasile); Ignace Bessi Dogbo, arcivescovo di Abidjan (Costa d’Avorio); Jean-Paul Vesco, arcivescovo di Algeri (Algeria); Paskalis Bruno Syukur, vescovo di Bogor (Indonesia); Dominique Joseph Mathieu, arcivescovo di Teheran Ispahan (Iran); Roberto Repole, arcivescovo di Torino: Baldassare Reina, da oggi vicario generale della diocesi di Roma; Francis Leo, arcivescovo di Toronto (Canada); Rolandas Makrickas, arciprete coadiutore della Basilica papale di Santa Maria Maggiore; Mykola Bychok, vescovo dell’Eparchia Saints Peter and Paul di Melbourne degli Ucraini (Australia); Timothy Peter Joseph Radcliffe, teologo; Fabio Baggio, sottosegretario della Sezione Migranti e rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale; e George Jacob Koovakad, officiale della Segreteria di Stato e responsabile dei viaggi papali.